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JULIE TAYMOR

TRAGEDIA
E HUMOUR NERO


di Marco Spagnoli



 

 
Regista teatrale, Julie Taymor ha deciso di esordire sul grande schermo come autrice di una versione sprezzante e politicamente scorretta del Tito Andronico shakespeariano. Una scelta difficile che la Taymor difende con coraggio e una personalit++ molto decisa. Del resto come poteva essere diversamente per un’autrice che ha riportato per due ore e quaranta in maniera assai fedele il testo originale?

Mrs.Taymor, non Ë bello fare dei paragoni, perÚ Ë innegabile la consistenza dei riferimenti cinematografici presenti in Titus, amalgamati perfettamente alla stratificazione della citt++ di Roma…

Avevo gi++ diretto Tito Andronico a teatro e ho sempre considerato inutile il tentativo di aggiornare Shakespeare ai giorni nostri, perchÈ lui ha scelto gi++ a quale epoca appartenere. Quando ho letto Tito Andronico mi sono resa conto che renderlo troppo moderno avrebbe voluto dire essere poco veritiera per quanto riguarda la maggior parte degli eventi narrati nella storia, e compiere cosÏ un’ingiustizia. Collocarlo, perÚ, in una Roma classica, avrebbe significato renderlo troppo distante da noi, consentendo alle persone di pensare: "Ah, ma allora noi non c’entriamo nulla!". La cosa pi- giusta mi Ë sembrata quella di creare un mondo nostro in cui i riferimenti provenissero dall’epoca di Mussolini, dal presente, da un ipotetico futuro e dalla Roma antica. Originariamente volevo realizzare questo film al casinÚ Cesar’s Palace di Las Vegas, poi parlando con Dante Ferretti mi sono lasciata sedurre proprio dalla stratificazione di Roma. 

Si Ë sentita influenzata dall’immaginario visivo di Fellini e Greenaway?

Sono una regista molto visuale. Registi diversi hanno la stessa sensibilit++. Le similarit++ con il Satyricon di Fellini derivano dall’avere lavorato sulla stessa fonte. D’altra parte l’inserimento del contemporaneo in Titus Ë uno strumento che Fellini non poteva avere. Ad ogni modo le influenze da parte di altri registi ci sono. L’ingresso degli eserciti nell’anfiteatro mi Ë stato suggerito dall’opera di Leni Riefenstahl, perchÈ non c’Ë nessun altro che abbia mai ripreso un esercito come faceva lei. D’altra parte lei filmava la realt++, mentre noi ci siamo ispirati all’esercito cinese di terracotta, anche per le coreografie che sono molto stilizzate. 

Cosa l’affascina tanto di questa tragedia?

Il fatto che tra tutte le opere teatrali shakespeariane risulta comunque come la pi- contemporanea. Quasi in maniera scioccante... Il giovane Shakespeare aveva una crudezza e una forza che l’ultimo Shakespeare – pi- saggio e raffinato – non possedeva pi-. La combinazione di humour nero e tragedia Ë qualcosa di molto attuale nella passata fine del secolo. Solo nel diciannovesimo secolo questo atteggiamento era considerato di pessimo gusto. In Titus Shakespeare esplora la consapevolezza che la violenza fa parte dello spettacolo e non stupisce che per lungo tempo Tito Andronico sia stata la sua opera pi- popolare e rappresentata. Noi non abbiamo usato, perÚ, la violenza per titillare qualcuno. Quando la violenza era sul palcoscenico, io l’ho trasposta sullo schermo. Non Ë mai stata mia intenzione sfruttare la violenza per renderla divertente come nei film di Schwarzenegger o in Pulp Fiction. Noi cerchiamo di fare riflettere gli spettatori, non di divertirli.

Titus Ë un film politicamente scorretto. Basti pensare agli espliciti insulti razzisti e fanatici rivolti al nero Aronne e che lei ha riportato fedelmente…

Aronne Ë un personaggio fantastico. E’ il primo ruolo scritto per un nero nel teatro di lingua inglese. In Shakespeare ci sono lui e Othello. Aronne Ë nichilista, politicamente scorretto ed estremamente moderno. E’ un personaggio talmente attuale che le persone rimangono esterrefatte dal fatto che Shakespeare abbia potuto descriverlo cosÏ. 

Lei supera, perÚ, il finale. Cercando una soluzione personale alla storia. PerchÈ ha avuto questa esigenza di andare oltre Shakespeare? 

Sentivo la necessit++ di dare speranza ad una storia dolorosa e buia. Forse sono idealista e ingenua, ma non potevo davvero lasciare che un film basato sulla nostra storia degli ultimi Duemila anni terminasse in maniera tanto drammatica. La violenza di questo film doveva essere catartica, una sorta di esorcismo…

Il fatto che il mero ripristino delle leggi della citt++, della polis non le basti implica una qualche esigenza di natura politica o spirituale?

Certamente non politica. Shakespeare nei finali tenta sempre di normalizzare tutto. Questo non era possibile in Titus. E’ vero, la legge dello Stato Ë ristabilita, ma cosa accade all’anima? Le ferite della guerra nei Balcani sono state rimarginate semplicemente dal ripristino dei confini? I lutti sono stati maturati? 

Anthony Hopkins fa un po’ il verso ad Hannibal Lecter durante il pasto cannibalico. Questo l’ha mai disturbata?

Anthony di certo non puÚ divorziare dal suo passato. Per me Ë stato gi++ un miracolo che abbia accettato. Dieci anni fa interpretÚ a teatro un Re Lear che andÚ malissimo e allora si era ripromesso che non avrebbe mai pi- recitato in un’opera shakespeariana. Noi non abbiamo mai parlato di Hannibal Lecter, che per lui Ë un personaggio facile rispetto a quello di Tito Andronico. Mi ha detto che per interpretare il mio film Ë come se lui si fosse lasciato squartare e ha provato un fortissimo turbamento interiore. 

E’ stato difficile convincerlo?

Ci ho messo solo tre ore, leggendogli la sceneggiatura. Sono stata aiutata dal fatto che nessun attore famoso aveva avuto questo ruolo prima e cosÏ per lui era una sorta di terreno vergine.

Ha avuto difficolt++ a dirigere due mostri sacri come Jessica Lange e Anthony Hopkins?

No, affatto. Non Ë stato, perÚ, facile, perchÈ non Ë detto che se tu hai due pietre focaie puoi ottenere agilmente il fuoco.

Avete qualcosa in comune?

La passione per l’oscuro e il grottesco.

La maggior parte dei recenti film su Shakespeare sono stati girati qui in Italia. PerchÈ? Esiste qualche legame spirituale tra la sua opera e l’Italia?

E’ una cosa strana su cui riflettevo anche io. Non so perchÈ. Forse per gli argomenti. Certo che se io avessi dovuto girare il Sogno di una notte di mezza estate lo avrei fatto in Sicilia e non in Toscana, perchÈ il legame tra l’antichit++ greca e il testo Ë evidente. Forse, ai registi piace il cibo italiano…Chiss++, forse l’Irlanda potrebbe offrire gli stessi stimoli…



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València  15th September 2000