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IV Settimana della Lingua Italiana nel Mondo
(18 ottobre 2004)

TAVOLA ROTONDA
Le strade dell'italiano: realtà e prospettive  dell'insegnamento dell'italiano nella Comunitat  Valenciana.

Intervento di Laura Volpe
(
Direttrice del Centro di Lingua e Cultura Italiana “G. Leopardi”)



Come potete vedere dai dati proiettati sulla parete, durante l’anno accademico 2003-2004, effettivamente il centro Leopardi ha avuto 500 alunni, fra il primo e il secondo quadrimestre, e i corsi intensivi di luglio, agosto e settembre.

Bene, anzitutto c’è da dire che non è sempre andata così: io sono qui a Valencia da ormai 5 lustri e vi posso assicurare che vent’anni fa studiava l’italiano sì e no un centinaio di persone: che tipo di gente studiava l’italiano allora? Beh, c’era lo snob, o chi andava controcorrente, o l’intellettuale che ripudiava l’incessante dilagare dell’inglese. La gente, di solito studiava tradizionalmente il francese.

Cos’è successo in questi ultimi vent’anni? Negli anni 80 si spalancano le frontiere e scoppia il fenomeno del turismo: vere e proprie orde di italiani invadono le spiagge e le città spagnole, si fanno amicizie... e anche gli spagnoli iniziano a viaggiare... e una delle destinazioni favorite è l’Italia, si sentono ben accetti e si sentono come a casa....

Gli spagnoli pensano: l’italiano è facile, si capisce tutto, poi noi valenciani siamo favoriti perché le due lingue sono molto simili e così, credendo di capire e di sapere, succede che i valenciani quando chiedono un gabinetto (coltello in valenciano) immancabilmente vengono mandati in fondo a sinistra... cioè ai servizi

Oppure

Succede che gli ispanofoni, quando arrivano in un aeroporto italiano, quando leggono Salita, vengono dirottati alle porte d’imbarco di ritorno per la Spagna, convinti di dirigersi verso l’uscita.
Ma non importa, l’italiano è così facile...

Anni 90: si aprono i mercati, c’è un andirivieni di uomini d’affari che fanno la spola fra l’Italia e la Spagna e toh, si scopre finalmente che l’italiano non è una brutta o bella copia dello spagnolo, o viceversa, bensì una vera e propria lingua, con il suo bel dizionario, la sua grammatica ... e la gente incomincia a ricorrere ai servizi dei traduttori perché si accorgono che, cribbio, non è proprio così facile, soprattutto quando si tratta di soldi....
E allora si incomincia a studiare sul serio l’italiano, e da uno sparuto gruppetto di persone innamorate dell’Italia, gli studenti diventano molti di più.

E poi finalmente, oltre agli affari, arrivano gli scambi culturali, i giovani spagnoli viaggiano sempre di più, chiedono borse di studio e il paese di preferenza è l’Italia.
La gente scopre che per comunicare, per capirsi,  non si può essere approssimativi, che bisogna studiare.

E così si arriva a quota 500: e non c’è un profilo preciso dello studente d’italiano... ci sono medici, studenti, casalinghe, sacerdoti, imprenditori, calciatori, militari, cantanti, c’è la quindicenne che vuole studiarlo per poter parlare con Valentino Rosssi, e un lungo eccetera; per cui è evidente che se tutte le strade portano a Roma, tutte le strade portano all’italiano...

Beh, c’è da dire che non tutti sono consapevoli della reale difficoltà dell’italiano, così familiare, ma così ingannevole. C’è ancora chi, per il fatto di essere andato un paio di volte in pizzeria e aver scoperto che los pimientos sono i peperoni, pensa di aver fatto un corso intensivo di italiano e allora succede che, come è capitato a me l’altro giorno, una madre disperata venga a chiedere aiuto perché la “sua bambina” (di 23 anni) che è andata in Italia con una borsa di studio Erasmus non riesce a risolvere i problemi della casa, che le avevano promesso di mettere a posto entro il 1º ottobre e che il 6 era ancora senza luce e senza acqua. Io le dico: perché non va all’agenzia immobiliare e protesta? Beh, sa la mia bambina non sa l’italiano. E io le chiedo, ma mi scusi, signora, come si fa ad andare in un Paese senza saperne la lingua? E lei: Beh, la mia bambina lo capiva un po’...

No commen,... ecco cosa succede quando ti dicono, vai vai tranquillo in Italia, tanto l’italiano è facile e divertente..
E l’italiano viene letteralmente dilaniato da questo pressappochismo e da questa spensieratezza a dir poco disarmanti e quasi, direi, offensiva nei confronti di chi lo insegna o lo traduce canonicamente: tutti si improvvisano interpreti, insegnanti o traduttori, tanto l’italiano è facile...

E no signori, l’italiano non è facile, è ora di sfatare questo benedetto luogo comune

è bello, molto bello direi, ed è utile, e sempre di più, e i fatti lo dimostrano, e bisogna studiarlo perché, ripeto, per capirsi non si può essere approssimativi.






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